L’endodonzia opera su tessuti difficilmente raggiungibili come i canali radicolari, che spesso risultano sito di carica batterica che potrebbe compromettere la completa riuscita della terapia fornita al paziente.
- La decontaminazione laser in endodonzia
- Applicazioni sui diversi tessuti
- Esempio clinico in endodonzia: la decontaminazione dell’apice radicolare
La decontaminazione laser in endodonzia
La capacità battericida della luce laser trova ampio spazio applicativo in endodonzia dove, a causa della struttura anatomica dei denti, lo spazio è piuttosto limitato.
Rispetto ai tradizionali metodi terapeutici, la tecnologia laser a diodo permette un aumento delle performance e delle capacità operative dei protocolli utilizzati, definendo i tratti di una vera e propria terapia endodontica laser-assistita.
La rimozione dei tessuti tissutali organici, necrotici e batterici presenti nella polpa dentaria e nei canali radicolari, è fondamentale per un’efficace gestione della patologia endodontica, potendo così evitare recidive e rischio di insuccesso della terapia.
I protocolli di decontaminazione laser-assistiti aiutano e supportano il professionista nel difficile terreno all’interno del dente, dove la visibilità e la struttura biologica dei canali laterali e dei delta apicali non rendono semplici le operazioni. Per questo motivo, la dotazione dei migliori strumenti meccanici e laser, è di vitale importanza per aumentare il grado di predicibilità del risultato, mantenendo intatta la maggior parte di sostanza dentale possibile e sigillando le aree trattare.
Tali complicazioni anatomiche permettono approcci terapeutici diversi, in quanto l’irrigazione e la decontaminazione dei tessuti endodontici riesce fisicamente ad eliminare circa il 70% della carica batterica presente nei canali radicolari, rendendo necessaria un’azione più profonda irrealizzabile con attrezzi manuali. Il trattamento laser, coadiuvato da soluzioni a base di ipoclorito di sodio abbinato a EDTA, permette di raggiungere e decontaminare efficacemente le zone più difficilmente raggiungibili grazie all’irradiazione della luce all’interno dell’endodonto, con un potere battericida vicino al 100%.
Applicazioni sui diversi tessuti
L’utilizzo del laser a diodo associato a una qualsiasi lunghezza d’onda si dimostra ideale, secondo la metodologia minimamente invasiva, nella moderna odontoiatria. Grazie alla sua scarsa affinità con il cromoforo acqua, gli effetti termici e antimicrobici permettono di operare in profondità, eliminando la carica batterica presente nei canali altrimenti impossibili da raggiungere. Al fine di ottenere massima efficienza clinica vengono usate fibre ottica dal diametro ridotto (200micron), sfruttandone la flessibilità per arrivare in prossimità delle zone più remote dell’endodonto.
Le più comune applicazioni del laser in endodonzia sono:
- Tessuti duri: Decontaminazione delle cavità, Desensibilizzazione, Incappucciamenti diretti.
- Tessuti molli: Decontaminazione canali con protocollo irrigante laser assistito, Pulpotomia, Otturazione canalare, incisione degli ascessi periapicali.
- Fotobiomodulazione: dove si sfrutta l’energia laser per la sua azione antiinfiammatoria, antalgica, antibatterica e biostimolante.
I cicli di applicazione del trattamento laser sono sempre coadiuvati da una corretta irrigazione e strumentazione manuale, tuttavia richiedono un tempo di emissione molto breve che tuttavia permette comunque alla luce laser di raggiungere e decontaminare il sito dai batteri presenti. La metodologia prevede almeno tre cicli di irradiazione laser rinnovando di volta in volta la soluzione irrigante. I movimenti disto-mesiali e apico coronali durante l’emissione diffondono la luce in tutta l’area facendo beneficiare tutti i tessuti degli effetti della terapia laser.
La minima invasività del protocollo rende il trattamento efficace e rispettoso dei tessuti circostanti, e la selettività del laser evita il rialzo termico per il maggior comfort per il paziente durante la seduta. L’odontoiatra inoltre troverà vantaggio dall’utilizzo di questa tecnica per l’aumento del potere decontaminante raggiungibile evitando fastidiose recidive che potrebbero compromettere la salute degli assistiti.
Esempio clinico in endodonzia: la decontaminazione dell’apice radicolare
Un esempio di applicazione clinica che il professionista può trattare mediante l’utilizzo del laser è la decontaminazione dell’apice.
Il laser a diodo, lavorando in modalità di emissione continua con il tip non a contatto, permette di operare in totale sicurezza muovendosi velocemente per evitare di surriscaldare l’interno della cavità. È importante applicare una corretta e precisa irrigazione del sito con soluzione fisiologica tra un passaggio e l’altro. Tale metodologia prevede circa 10 secondi di emissione laser, da ripetere fino ad un totale vicino ai 2 minuti, conservando una pausa di 10 secondi tra un’applicazione e l’altra.
Una volta terminato il protocollo, l’effetto decontaminante dell’irradiazione avrà liberato la zona trattata dalla carica batterica presente migliorando lo stato di salute dell’apice radicolare. Tali operazioni risulteranno minimamente invasive per il paziente, che troverà l’esperienza al riunito totalmente nuova e ricca di associazioni positive.
La versatilità operativa dei laser odontoiatrici a diodo e ad erbio in endodonzia permette quindi di trarre vantaggio clinico e maggiore soddisfazione dei pazienti, generando quindi un circolo virtuoso in cui il professionista con un solo strumento può intervenire prontamente anche su tessuto endodontico non sempre facilmente trattabile, e risolvendo criticità dal grande valore percepito per gli assistiti.
Per approfondire ulteriormente l’argomento, continua la lettura con questo caso clinico di endodonzia laser-assistita nel trattamento di una lesione Apicale e Laterale di Origine Endodontica a carico di 4.3 su paziente femmina di 55 anni.